Le alluvioni che verranno in Calabria

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view post Posted on 15/11/2011, 08:08
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E’ possibile morire nel 2011 travolti dal fango ? Si è possibile! Così come è possibile perdere la propria casa, i sacrifici di una vita, ed è possibile , perché si permette il taglio di boschi, perché si cementifica un fiume, perché non si coltivano più campi, perché le terre vengono abbandonate. Tutto questo è possibile in Italia nel paese più cementificato d’Europa. Certo le alluvioni avvengono anche in altri paesi d’Europa, con la differenza che lì , immediatamente dopo, si corre ai ripari e le alluvioni non avvengono più. In Italia si ripete sempre la stessa storia. L’ultima tragedia tutta italiana ha riguardato la Liguria e la Toscana. Questo a significare che il dissesto idrogeologico non avviene solo nelle regioni meridionali ma anche in quei territori governati non dalla ‘ndrangheta ma dalla politica. Il governo da una parte stanzia finanziamenti immediati per le zone colpite, dall’altra prepara un decreto sviluppo che obbligherà tutti i cittadini ad assicurarsi la propria casa dalle calamità naturali . La casa come se fosse un automobile, pena il mancato risarcimento dei danni da parte della protezione civile in caso di terremoti o alluvioni. Un bel risparmio per lo Stato, che invece continua a spendere e sperperare in auto blu, in politica, in spese militari, in scorte ed escort ! Ma la differenza fra un auto ed un fabbricato sta nelle responsabilità personali e civiche. Un auto se fa un incidente è quasi sempre colpa di un guidatore che va troppo veloce, che si distrae, che gli scoppia una gomma. Un alluvione o un terremoto ha sempre delle responsabilità nella mancata manutenzione del territorio o nelle costruzioni non a norma anti sismisca, e questa è solo ed esclusivamente colpa dello stato, inteso come comune, provincia e regione con annessi organi istituzionali che concedono licenze facili e permettono disastri e devastazioni sul territorio. Il mancato investimento nel dissesto idrogeologico non può essere colpa del singolo cittadino, né degli eventi atmosferici. La colpa non è mai della natura ma dell’uomo, che costruisce vicino ad un fiume, o vicino al mare, o sotto il vesuvio, o nei pressi di un bosco rasato . Le ultime alluvioni in Calabria sono dovute proprio a questo uso insensato dei nostri territori. Uso insensato che continua nonostante quanto avviene ogni anno. C’è una forte erosione costiera, e si continuano a costruire porti, drenare sabbia dai fiumi, costruire nei pressi delle battigie, distruggere la Posidonia. Franano paesi interi e si continua a non combattere gli incendi boschivi, nonostante esista una buona legge quadro, o si continuano a costruire strade senza irrigimentare le acque occludendo canali di scolo secolari, o si continuano a cementificare colline e pianure senza tenere conto di ciò che rappresentava prima quella collina o quella montagna. Si incentivano finanziamenti per opere turistiche, come quella colossale del Ponte sullo stretto, che non serve a niente, e non si finanzia l’agricoltura oramai quasi completamente abbandonata in tutta la regione. Una regione già franosa di per se come può reggere, le continue piogge o le bufere che si accaniscono sui territori oramai senza alcuna difesa ?
Soltanto in Calabria, secondo i dati del Ministero dell’Ambiente e dell’Unione Province Italiane, sono esposte a rischio frana e alluvione almeno 185 mila persone. Infatti, secondo il rapporto “Ecosistema Rischio” di Legambiente, in Calabria il 100% dei comuni è a rischio frane e alluvioni. L’83% dei comuni ha abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi e in aree a rischio frana, il 42% delle amministrazioni presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 55% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali, mettendo a rischio l’incolumità delle persone anche per gli eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni. Inoltre, nel 26% dei casi, le strutture sensibili come scuole e ospedali sono presenti in zone a rischio.
Le piogge questa volta, per fortuna , hanno risparmiato la nostra Calabria. Un dio qualsiasi, forse ha avuto pietà di questa martoriata regione, ma non confidiamo troppo nella bontà degli dei. Il territorio è quello che è , e alla prossima pioggia, nevicata, o bufera qualsiasi, un pezzo della nostra terra si staccherà e porterà devastazione e morte lungo il suo passaggio. A settembre di quest’anno sono arrivati i contributi ai comuni colpiti dalle alluvioni dello scorso anno. Si tratta di una somma complessiva di euro 2.660.743,69/69 destinata, quale contributo, ai comuni, che si va a sommare alla cifra di euro 931.454,15 liquidata a fine luglio e che riguardava altre trentuno amministrazioni che avevano consegnato in tempi rapidi la documentazione richiesta dalla struttura di supporto del Commissario Delegato. Il contributo è pari al 70% degli importi ritenuti ammissibili. I comuni interessati dall’ordinanza sono: Aiello Calabro, Belmonte Calabro, Castrolibero, Cetraro, Paola, Rende, San Vincenzo La Costa, Cenadi, Chiaravalle Centrale, Nocera Torinese, Melissa, Petilia Policastro, Bagnara Calabra, Candidoni, Fiumara, Giffone, Gioia Tauro, Rizziconi, Scilla, Terranova Sappo Minulio, Varapodio, Acquaro, Briatico, Drapia, Polia,Vibo Valentia, Zambrone. Le Province: Reggio Calabria, Vibo Valentia. Con questi finanziamenti erogati si chiude la prima fase dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, la n. 3918 del 18 gennaio 2011, emessa in seguito alla dichiarazione, da parte del Governo, dello stato di emergenza per la Regione Calabria avvenuta con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 5 novembre 2010. Parte adesso la fase due, quella relativa alle attività produttive gravemente danneggiate e di soggetti privati proprietari di unità immobiliari distrutte o danneggiate, a seguito degli eventi meteorologici dei mesi di settembre, ottobre e novembre 2010. Ma da quell’ultima alluvione niente è stato fatto di prevenzione. Tutto è restato come prima e ogni comune è rimasto a rischio frana. Tutto questo mentre a Verbicaro, per esempio si protesta per la mancata approvazione di un progetto che permetterebbe al Comune di intervenire su aree a rischio frana e si darebbe lavoro a decine di disoccupati. Quanti sono i comuni come Verbicaro che hanno presentato progetti e non sono stati approvati o finanziati ?
Corrado Alvaro dopo le terribili alluvioni avvenute in Calabria nel 1951 e nel 1953 scrisse questo racconto che riproponiamo in tutta la sua tragicità e che dimostra come sia stata fatta, riguardo al territorio calabrese sempre lo stesso tipo di politica.


Alluvione in Calabria-
Racconto di Corrado Alvaro
Non si ha idea di che cosa sia un’alluvione in Calabria. Non è la tragedia delle potenti dighe che crollano, del mare che irrompe; fatti che muovono alla solidarietà e al soccorso popoli e nazioni. No. E’ qualcosa di tragicamente povero come è povero il paese… Per vivere, per alimentare un’industria che dà lavoro, i Calabresi spiantano i boschi. Di conseguenza le loro montagne crollano, si spianano le valli, orti e paesi sono cancellati dalla sabbia che le alluvioni passano allo staccio. In una giornata che non prometteva niente di buono, un viaggiatore aveva urgenza di raggiungere un comune: Platì. Poteva fermarsi al primo allarme, appena l’Aspromonte diventò colore della cenere, e aspettare di riprendere il viaggio il giorno seguente.
Ma la natura laggiù a volte pare scherzare, fa grande fracasso, dispone le batterie dei suoi tuoni rotolanti pei monti e le nubi, mentre il sole apre scene mai vedute; boschi e paesi remoti e alberi, e uomini e armenti si .vedono nitidi lontano tra una cortina di nuvole, come un palcoscenico improvvisamente illuminato.
Il viaggiatore imboccò la valle della fiumara, tra i ruscelli che scendevano placidi nelle rughe di quelle distese di ghiaia bianca e sonora. Ma dalle rive lontane, dai colli, dai greppi , i pastori coi loro cappucci a punta accennavano a lui di lontano; ed egli non capiva. E di colpo, come se la montagna l’avesse con lui, scorgendolo così zelante e ostinato, la tempesta lo circondò, dalla strettura della valle il canto lontano dell’acqua divenne un ruggito. Egli fece in tempo a rifugiarsi in una grotta su un dirupo, mentre il letto bianco di ghiaia divenne qualcosa di sporco e di mobile: veniva avanti come un armento urlante, un sudicio elemento che spingeva a balzelloni, per trofeo, grandi alberi di olivo diritti e rotanti, isole di terra erbose, capanne e animali. L’urlo dell’acqua era un misto terrificante di campane a martello, di suoni d’organo, di implorazioni e pianti, e perfino qualcosa come un canto enorme. L’uomo arrivò il mattino seguente al paese. Un paese squallido come un cane affogato…

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