L’intervento dell’analista

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view post Posted on 28/4/2010, 17:36
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Se il transfert dà all’analista le chiavi del suo potere, e il desiderio ne guida l’azione, lo svolgimento effettivo della cura lo pone di fronte alla necessità contingente di articolare, seduta dopo seduta, la propria risposta conformemente alla parola e agli atti che il paziente esprime.
Di tale risposta possiamo evidenziare 3 forme essenziali.
La prima è quella che denominiamo come rettifica del reale; la seconda, la più classica, è quella dell’interpretazione; la terza è quella inerente all’atto, il cosiddetto atto analitico.
La prima si colloca, tendenzialmente, all’inizio della cura. È merito di Lacan avere isolato questo momento cruciale nella presa in carica del paziente.
In questo caso, la cura trae i suoi presupposti dalla centralità assoluta ed esclusivi del sintomo, o più precisamente dalla sofferenza del soggetto.
Il sintomo non è semplicemente il male che il soggetto vorrebbe espellere, per mezzo di un atto impulsivo o senza compromessi.
Nella prospettiva psicoanalitica, il sintomo è la fonte di una soddisfazione che riguarda non solo ciò che Freud indica come il vantaggio secondario, cioè l’utilizzo che il soggetto può fare socialmente del proprio sintomo, ma il cuore stesso dell’economia, passiva e passivizzante, che tocca il suo privato più intimo.
Se il sintomo è condizione basilare alla domanda, ciò non significa che lo sia automaticamente per la cura, per il suo avvio a tutti gli effetti. O meglio, il sintomo va ripreso e riconsiderato, dal punto di vista economico, in relazione alla posizione che vi occupa il soggetto.
La realtà ha a che vedere con le costruzioni dell’Io, con l’area della consapevolezza, il reale riguarda il godimento.
La rettifica del reale è la rettifica della posizione del soggetto con il reale, con il suo reale, cioè la rettifica de rapporti che questi intrattiene con la sua soddisfazione.

Non si può più contare a campare sulle responsabilità di qualcun altro.



Sono io, non l’altro, ad avere un problema, e le difficoltà e le manchevolezze dell’altro non possono più essere la scusa o l’occasione per non vedere quel che dentro me non va.
La rettifica della posizione del soggetto nel reale assume, nella logica lacaniana, un duplice valore tecnico e strategico.
Tecnicamente la rettifica separa i cosiddetti colloqui preliminari dall’inizio della cura.
L’assenza di simmetria fa sorgere, tra analizzante e analista, uno spazio terzo, quello proprio del regno simbolico e del linguaggio che condiziona la soggettività umana, cui entrambi, seppure da posizioni differenti, si riferiscono, e in rapporto al quale l’analista calibra e pesa il senso delle proprie parole.
Strategicamente la rettifica permette di riformulare la scansione classica dell’entrata in cura, che consta di due passaggi: transfert e interpretazione; alla costituzione del transfert sull’analista segue la possibilità di sviluppare l’interpretazione relativa al materiale.
Per evidenziare la dinamica Miller individua in rapporto al sintomo 3 tappe fondamentali.
Nella prima, pre-cura, il sintomo si rileva omogeneo alla realtà del soggetto; nella seconda, il sintomo si impone al soggetto come emergenza dolorosa; nella terza, quella che si lega alla domanda indirizzata all’analista, al sintomo viene restituito il suo statuto simbolico, significante di messaggio dell’inconscio.
Nella terza tappa il sintomo incontra l’analista, si annoda alla sua presenza via transfert.
 
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