5)Il colloquio Analitico, (Lacan) (Il mio preferito)

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icon3  view post Posted on 24/4/2010, 09:56
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Il principio base di un colloquio analiticamente orientato, come afferma con chiarezza Lacan, è l’attenzione al testo del paziente e non alla sua cosiddetta psicologia.
Il colloquio analitico non è un testo nascosto da recuperare attraverso uno scavo archeologico ma una lettera in bella vista che, non di meno, il soggetto non riesce a vedere.
Non si tratta cioè di concepire l’attività dell’analista come un’attività di smascheramento, perché la verità non abita dietro le parole ma si manifesta attraverso le parole.
L’etica dell’ascolto che anima il colloquio analitico implica la centralità non tanto del sapere dell’operatore, ma della parola del paziente. Ciò che l’analista ascolta è precisamente la parola del soggetto dell’inconscio che parla nei punti di vuoto, di interruzione, di caduta, di contraddizione del discorso cosciente. Per questo Lacan aveva proposto nel suo testo-manifesto, “funzione e campo”, la distinzione tra parola piena e parola vuota. La parola piena indica i punti di sfasamento dell’Io. Per Lacan l’Io non è il soggetto ma una deformazione alienata del soggetto. Lacan lo definisce la malattia mentale dell’uomo.
L’ascolto psicoanalitico, quindi, non si appiattisce sulla classificazione dei sintomi-segni, ma è ascolto di quel particolare soggetto, ovvero di quei significati che hanno orientato e disegnato il suo cammino nel mondo. Con la precisazione fondamentale, però, che il sapere del soggetto è un sapere che trascende la sfera della coscienza.
Ciò che conta è innanzitutto quello che il paziente dice. Ma non solo come lo dice e cosa dice, quanto soprattutto da quale punto di enunciazione dice quel che dice. Il livello minimo di interpretazione che orienta la pratica analitica del colloquio consiste nel mettere in gioco non tanto un senso nascosto dietro il senso manifesto, ma una scissione tra ciò che il paziente dice e ciò che può comprendere di quel che dice. Secondo Semi il campo del linguaggio viene cioè ridotto a una regola tecnica, appunto la regola del linguaggio, la quale consiste in una misura tattica che l’analista adotta per far si che i suoi interventi nel corso del colloquio siano ben sintonizzati e adeguati con le competenze linguistiche del paziente-interlocutore. Il linguaggio viene preso in conto solo nella sua funzione comunicativa.
La pratica analitica del colloquio assume, invece, questa incidenza radicale dal linguaggio come incidenza letale.
Per il clinico che tiene conto dell’incidenza letale del linguaggio è impossibile raggiungere il livello di una comunicazione senza il filtro alienante imposto dal linguaggio. Non c’è dunque possibilità alcuna di saltare la funzione della parola.
La seconda possibilità scaturisce da una sorta di frattura originaria che caratterizza la funzione stessa della parola, tra ciò che il soggetto vorrebbe dire di sé. Non siamo si fronte a un difetto cognitivo, ma alla dimensione tragica della parola, nel senso che la parola ci rappresenta presso chi ci ascolta, ma sempre e solamente in modo difettoso rispetto al nostro essere, parlare è sempre un pò come morire.
Questa seconda impossibilità che attraversa il colloquio analitico consiste nell’impossibilità di dire tutto. Il tempo finito della seduta impone al soggetto una selezione tra le cose da dire. Ma l’insoddisfazione che può accompagnare il paziente a fine seduta per non essere riuscito a dire tutto quello che avrebbe voluto non è destinata a essere superata.
L’elemento tragico che abita il linguaggio riguarda la perdita dell’immagine della vita. Parlando di perdita dell’immediatezza della vita intendiamo dire che non c’è una vita al di fuori del linguaggio, semplicemente non esiste. L’esistenza del linguaggio con la vita condiziona la funzione stessa della parola.
Per Lacan la parola dipende dalla risposta, in quanto non c’è parola senza risposta.
La parola si costituisce come tale solo attraverso l’ascolto offerto dall’analista. È la risposta dell’ascolto che mette il soggetto in condizione di intendere la propria parola.
La parola del soggetto riceve il suo senso sempre dalla risposta dell’altro. È solo la risposta dell’altro che conferisce senso alla parola. La risposta dell’altro è, innanzitutto, quella di fare ritornare al soggetto il suo messaggio in forma invertita. È un modo per tradurre l’immagine freudiana dell’analista come specchio opaco, la cui funzione è permettere al paziente di cogliere le significazioni che si sono prodotte dalla messa in serie di certi significati. Per questa ragione, nella sua concezione del colloquio analitico Lacan ha attribuito tanta importanza alle nozioni di domanda e di desiderio.
La parola veicola, in altri termini, il desiderio umano come desiderio di riconoscimento, ovvero dal desiderio di essere riconosciuto dall’altro. La risposta dell’altro a questo desiderio di riconoscimento produce la soddisfazione simbolica del soggetto in quanto può siglare il riconoscimento del desiderio. Il valore della mia parola dipende da chi mi ascolta come il mio essere dipende da chi mi riconosce.
In psicoanalisi il sintomo è tale non tanto per il sapere dell’operatore, ma per il soggetto stesso. Da questo punto di vista il sintomo non indica più un disfunzionamento del soggetto, ma si rivela prossimo a un vero e proprio enigma di cui il soggetto vuole carpire il senso avvolto nella sua cifra misteriosa. Questo attaccamento attivo (inconscio) del soggetto al suo sintomo è la pietra dello scandalo della clinica medica: il soggetto non solo non vuole guarire, ma gode di ciò che lo fa soffrire.
 
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Aliencode
view post Posted on 24/4/2010, 12:46




uh che figata!!!!!
 
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view post Posted on 24/4/2010, 14:55
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CITAZIONE
parlare è sempre un pò come morire.

 
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Aliencode
view post Posted on 24/4/2010, 16:30




CITAZIONE (lady.hacker @ 24/4/2010, 15:55)
CITAZIONE
parlare è sempre un pò come morire.

fantastica frase......anche se però.....nn la capisco in pieno......
 
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view post Posted on 24/4/2010, 17:06
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Prova a pensare. Hai un problema. Non sai da cosa deriva. Vai da un perfetto estraneo per capire cos'è, e devi raccontare qualcosa di te... E aver la paura che quel problema sia qualcosa di grave...non è poco :)
 
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Aliencode
view post Posted on 25/4/2010, 00:46




uhhh!!! figata!!!!!!!
 
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5 replies since 24/4/2010, 09:56   104 views
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