4)Il colloquio Empatico, (Freud)

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view post Posted on 24/4/2010, 09:46
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La nozione d’empatia trova la sua origine nella nozione diltheiana di verstehen (comprendere) e in quella jaspersiana di Einfùlhung (sentire con). Si tratta di ascoltare ciò che l’altro dice a partire non da una posizione di ascolto neutrale ma, al contrario, da una immedesimazione profonda con il vissuto emotivo del paziente. Il tentativo di sperimentare, da parte di una persona, la vita interiore di un’altra, pur conservando nello stesso tempo la posizione di osservatore imparziale risale in fondo al concetto di controtransfert. Se per FREUD il controtransfert indicava una macchia cieca nell’ascolto dell’analista, a partire dagli anni ’50 assistiamo a un recupero del controtransfert inteso come strumento di ampliamento dell’ascolto dell’analista. L’inconscio dell’analista viene cosi ampliato nella cura tanto quanto l’inconscio del paziente. L’empatia indica, in effetti, non solo un sentire ciò che l’altro sente, ma anche un sentire ciò che l’altro non può sentire. In questo modo il paziente può riappropriarsi nel colloquio di frammenti di sé altrimenti destinati a rimanere dispersi e scissi dalla sua personalità. Questo nuovo testo, costituito dalle onde emotivo-affettive che l’incontro col paziente genera nell’analista, diventa inoltre oggetto di una nuova verbalizzazione che l’analista rivolge al paziente.
Il limite del colloquio empatico è la svalutazione della dimensione simbolica del linguaggio, con il conseguente rischio di produrre una confusione immaginaria tra la parola e i vissuti del paziente e quelli dell’analista. Nel colloquio empatico la scena è integralmente occupata dai vissuti reciproci di analista e paziente senza poter definire dove terminano quelli dell’uno e cominciano quelli dell’altro. Non a caso, uno degli sviluppi più recenti della nozione di empatia è il concetto di campo, a sua volta ambiguo perché annulla l’asimmetria del dialogo analitico assorbendo in un unico campo la soggettività dell’analista e quella del paziente.
 
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Aliencode
view post Posted on 24/4/2010, 12:47




questo lo conoscevo già in parte...cmq ottima descrizione,.....
 
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view post Posted on 24/4/2010, 14:56
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Be chi non conosce Freud :) Cmq preferisco Lacan :P
 
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Aliencode
view post Posted on 24/4/2010, 16:30




bhe l'ho notato l'hai detto anche uahauahuah...cmq sono tutti e due dei grandi....
 
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view post Posted on 24/4/2010, 17:09
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Diciamo che Freud è molto limitato. Le sue idee si fermano a un certo punto. Non va avanti e Lacan ha ripreso i suoi studi e gli ha dato una svolta :)
 
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marionew
view post Posted on 24/4/2010, 18:50




quindi se ho capito bene.. l'analista si immedesima nel paziente sperimentando quasi le sue stesse sensazioni ed emozioni, in questo modo riesce a comprendere meglio la reale situazione e riesce a far comprendere allo stesso i punti salienti che hanno portato ad una determinata condizione.
Questo perchè l'analista pur immedesimandosi nel paziente resta ossevatore attento e distaccato e quindi non è preso dai sentimenti, come avviene al paziente, ma resta capace di scindere questi in dati di analisi positiva.

o no?
 
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view post Posted on 24/4/2010, 19:20
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CITAZIONE (marionew @ 24/4/2010, 19:50)
Questo perchè l'analista pur immedesimandosi nel paziente resta ossevatore attento e distaccato e quindi non è preso dai sentimenti, come avviene al paziente, ma resta capace di scindere questi in dati di analisi positiva.

o no?

Nel colloquio empatico dovrebbe essere cosi. L'analista dovrebbe rimanere distaccato e allo stesso tempo immedesimarsi nella situazione del paziente fino a provarne gli stessi sentimenti ed emozioni. Ma è qui il difficile. Le possibilità che l'analista rimanga distaccato sono minime. Ecco perchè si è arrivato al colloquio analitico spiegato da Lacan :)
 
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6 replies since 24/4/2010, 09:46   126 views
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