3)Il colloquio Ermeneutico

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view post Posted on 24/4/2010, 09:41
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Lo sforzo della psichiatria fenomenologica è stato quello di reintrodurre nella clinica psichiatrica l’attenzione alla dimensione del senso soggettivo dell’esperienza. Di qui anche la tendenza di questa stessa psichiatria a integrarsi con una concettualità ermeneutica, che individua nel senso il punto focale dei suoi interessi. BORGNA insiste sulla necessità di emancipare la psichiatria da paradigma organicistico-naturalista, orientata all’individuazione della causa oggettiva della malattia mentale, per farne una disciplina che interroga, attraverso la malattia mentale, il senso dell’essere dell’esistenza umana.
La nozione di colloquio ermeneutico ci permette di raggruppare teorizzazioni cosi diverse proprio a partire dall’idea condivisa che il testo di un paziente non vale se non come effetto di un secondo testo, non evidente ma sottostante, implicato con il primo, e che appunto costituisce il testo autentico della comunicazione del paziente. Il presupposto ermeneutico condiviso consiste nel ritenere che il testo della coscienza, il testo dell’Io, non esaurisca mai il senso dell’esperienza soggettiva.
L’inconscio ermeneutico appare in generale come una riserva di sensi che abita il piano sottostante rispetto a quello intenzionale-volontaristico della coscienza. Con la tendenza ulteriore a fare dell’inconscio una purea spinta alla significazione, mentre sappiamo che l’inconscio di FREUD non si esaurisce in un’attività semantica perché implica il reale del corpo pulsionale.
Nell’idea sostenuta da KRIS del carattere topico dell’interpretazione, ritroviamo questa ideologia dell’inconscio come sottosuolo: l’interpretazione procede dalla superficie verso il profondo, ovvero dalla difesa dell’Io verso la realtà pulsionale rimossa.
Questo sdoppiamento del testo è l’effetto di una concezione ermeneutica del colloquio. Il testo di superficie rinvia a un testo ulteriore, sottostante il quale può a sua volta rinviare a un altro testo ancora, secondo una rimandività infinita. Questa stratificazione costituisce la dimensione di semiosi infinita. Nel colloquio con il paziente l’attività di interpretazione dell’analista può appiattirsi sull’esercizio continuo di illazioni. Questa riduzione dell’interpretazione a un’illazione semantico-psicologica è il punto che può sintetizzare la deriva ermeneutica della psicoanalisi contemporanea. Anche in questo caso il sapere giace sempre dalla parte dell’operatore e non del paziente. Anche per questa ragione l’epoca attuale della psicoanalisi è stata giustamente definita l’epoca del declino dell’interpretazione o l’epoca post-interpretativa perché i pazienti incontrano l’analista muniti di auto-diagnosi.
L’interpretazione si rivela essere non tanto l’apertura del testo all’infinità dei suoi significati possibili ma la sostituzione del testo del paziente con il testo dell’interpretazione-illativa dell’analista. La prima operazione dell’analista, in questo caso, è una sostituzione di parola.
Il sapere dell’analista si offre qui come un sapere di decifrazione del contenuto manifesto del sogno che viene tradotto in un secondo testo. Il soggetto resta come fuori dalla scena dell’interpretazione che si consuma dal sapere dello psicoanalista.
 
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Xemal
view post Posted on 10/11/2012, 11:26




È preso da "La cura della malattia mentale II. Il Trattamento" vero? * _ *
Lo sto studiando or-ora. :P
 
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1 replies since 24/4/2010, 09:41   99 views
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