2) il coloquio fenomenologico-esistenziale

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view post Posted on 13/4/2010, 18:38
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La funzione del colloquio viene quindi disumanizzata dalla psichiatria moderna. Tale disumanizzazione è il prodotto di un processo di espulsione della soggettività. In questo modo il colloquio psichiatrico rinuncia all'intersoggettività per porsi come mera radiografia obiettiva. La critica a questa riduzione disumanizzante del rapporto medico-paziente si è sviluppata in seno alla stessa psichiatria, in particolare nell'ambito della cosiddetta psichiatria fenomenologico-esistenziale.
Lo psichiatra interviene, attraverso il segno-sintomo, la causa della malattia mentale come una causa organica-costituzionale (quindi derivante dal soma=corpo). Secondo JASPER l'errore fondamentale della psichiatria consiste nel sopprimere il carattere esistenziale della follia. L'essere folle infatti non ha lo stesso statuto di una malattia organica, perchè l'essere folle è innanzitutto un modo d'essere dell'uomo. Secondo BINSWANGER lo psichiatra non deve soffermarsi sulla raccolta dei sintomi-segni, ma astenersi da un determinato giudizio da ogni sapere psichiatrico e dalle strumentazioni che si usano. Da queste tesi generali derivano almeno 3 conseguenze:
1- La separazione tra spiegare e comprendere;
2- Il superamento della distinzione tra soggetto e oggetto;
3- Il rifiuto dell'inconscio freudiano.
La spiegazione è adatta allo studio dei fenomeni naturali e si fonda sul principio deterministico di una casualità lineare per la quale esiste un rapporto proporzionale tra una causa e gli effetti che essa produce, la comprensione è propria della conoscenza dei fenomeni umani, della vita, dello spirito, e si fonda sul principio di immedesimazione empatica con l'oggetto. A DILTHEY si deve la distinzione categoriale tra spiegazione e comprensione. La diversità dell'oggetto di indagine (i fatti di natura e la vita dello spirito) determina, in effetti, una diversa modalità di conoscenza: la spiegazione meccanicistico-deterministica e la comprensione ermeneutica. Per BINSWANGER la psichiatria considera l'uomo come essere-nel-mondo, non potrà nè disincarnarlo in una spiritualità astratta nè ridurlo a oggetto inerte della sua conoscenza.
Se la psicopatologia della psichiatria tradizionale era costruita sul principio della classificazione dei sintomi obiettivi, la nuova psicopatologia dovrà poter comprendere la malattia mentale come un progetto di mondo.
JASPERS e BINSWANGER riconducono Freud nella tradizione cartesiana. La psicoanalisi appare come una scienza della spiegazione. L'uomo è ridotto a un oggetto di natura: scomposto in istanze metapsicologiche, dominato da una logica causualistica dell'inconscio.
JASPERS ha insistito sulla specificità del movimento di comprensione come modalità soggettiva di immedesimazione con il mondo interno del soggetto sofferente che deve orientare il colloquio con il paziente. In BINSWANGER la dimensione più psicologica dell'immedesimazione empatica sembra lasciare il posto all'esigenza di unificare il discorso del paziente in un orientamento, in forma esistenziale, del suo essere-nel-mondo e della sua eventuale declinazione difettosa.
Nel colloquio fenomenologico-esistenziale non si ricercano i sintomi-segni ma si interroga il senso di un'esistenza.
Il colloquio clinico fenomenologico-esistenziale,dunque, deve individuare non i sintomi-segni ma un'esistenza. Da questo punto di vista tutte le malattie mentali, compresa la psicosi: possono essere colte e studiate in base alla struttura dell'essere-nel-mondo.
Contro la psichiatria descrittivo-tradizionale, la psichiatria fenomenologica invoca la necessità di un'immersione nella soggettività sofferente pere rendere possibile un incontro interosoggettivo autentico.

Ma comunque dal punto di vista clinico-terapeutica, la psichiatria fenomenologica non supera i limiti di un ascolto alle vicissitudini e ai drammi esistenziali di un soggetto, ricorrendo per il resto agli strumenti terapeutici della psichiatria tradizionale.
 
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