Normale o Patologico

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dea.delmale
view post Posted on 2/10/2009, 16:43




Occuparsi dei concetti di normalità e di patologia cosi connessi sono stati affrontati nella storia del pensiero psicologico con un riferimento ad aree disciplinari differenti; nello studio della salute e della malattia rifluiscono, infatti, i concetti ed ipotesi provenienti dall’area medico-psichiatrica, dall’area psicologica, dall’area antropologica e sociale.
Per affrontare uno studio storico dei concetti relativi al binomio normalità/devianza, divenuto nel corso della storia del pensiero clinico sanità/patologia, è necessario occuparsi delle caratteristiche del concetto di normalità.
Il concetto di normalità allude alla nozione di norma. Come è noto le norme prescrittive fanno riferimento a tutte le norme morali, ai divieti, alle leggi penali. Per Agazzi una persona o un comportamento sono normali quando ci si riferisce ad una loro conformità rispetto a ciò che dovrebbe essere; se essi fossero discrepanti a questo dover essere, tali individui verrebbero qualificati come devianti o anormali.
Le norme costitutive rappresentano tutte le regole che in genere presiedono alla corretta esecuzione di qualche procedimento o all’identificazione di un oggetto. Il discostarsi da questo tipo di norme dà luogo a una anomalia o ad una scorrettezza.
La prima tecnica conoscitiva è rappresentata da valutazioni di tipo statistico. Infatti tra i diversi tipi di medie prese in considerazione dalla statistica vi è la norma o la moda: essa indica il valore che compare con maggiore frequenza in un certo insieme di dati. Il normale è dato da quanto vi è più comune in un determinato campione.
Parallelamente si è andata affermando una modalità di valutazione della normalità e della devianza volta a definire la loro natura. Il concetto di normalità, divenuto salute nella storia del pensiero clinico di fine ‘800, e i concetti di devianza-patologia sono costruiti attraverso un procedimento logico definito come astrazione intenzionale o caratterizzazione tipico-ideale: su un piano esclusivamente teorico si individuano delle qualità o caratteristiche che definiscono la natura della normalità e sulla base di queste si costruiscono gli individui. Questa connotazione ideale della normalità implica una valutazione della patologia nei termini di una normalità in condizioni patologiche, la malattia diventa, quindi, un’altra normalità.
Nel ‘700 avviene la nascita dei primi asili di ricovero per i malati di mente. La normalità si costruisce come negazione della devianza. Tale derivazione concettuale si fonda su un processo logico definito come astrazione estensionale o generalizzazione induttiva che consiste nell’individuazione di persone concrete nell’intento di costruire, sulla base di queste, delle qualità. La normalità diventa un concetto puramente virtuale, il normale sarà individuato in colui che non possiede nessuna delle proprietà che caratterizzano l’anormale. La psichiatria si è costituita storicamente sulla base di una pratica di discriminazione e di segregazioni dei folli o devianti nel ‘700 tutto questo cambia.
L’analisi epistemologica del concetto di malattia ha evidenziato come esso sia connesso ad un insieme di concetti che hanno conosciuto un’evoluzione nel corso della storia a seconda delle classi sociali e dei livelli di istruzione. Una definizione adeguata, infatti dovrebbe tener conto di diversi aspetti, primo fra tutti la distinzione tra essere malato e avere una malattia. Il primo elemento fa riferimento al vissuto di malattia e all’esperienza diretta del malato. Essere un malato significa essere riconosciuto tale da parte dell’ambiente sociale medico che circonda il malato.
 
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Topolino 2
view post Posted on 21/11/2009, 14:09




Ciao amica, leggo sempre con interesse i tuoi scritti. La domanda che ti pongo non è del tutto pertinente l'argomento trattato in questo post, ma fra quelli presenti è forse quello dove ci sta meglio.
Noi distinguiamo fra normale e patologico ma spesso è difficile stabilire quando un atteggiamento passa dal normale all'abnorme al patologico.
Un atteggiamento tipico dello schizofrenico è il comportamento dissociato, pensare ad es. una cosa e farne un'altra. Spesso però quest'atteggiamento si ritrova in persone normali. A volte si sente dire: "Non so perchè ho fatto questa cosa" oppure "Sentivo che la risposta esatta era quella e ne ho scritta un'altra", oppure ricadiamo in errori già fatti pur avendo piena consapevolezza di essere in errore.
Cos'è che ci spinge a fare ciò che percepiamo come sbagliato?
Grazie, ciao...
 
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dea.delmale
view post Posted on 21/11/2009, 17:45




Grazie per il complimento :) sono contenta che i miei post ti piacciano :)
Rispondo volentieri alla tua domanda. Gli esseri umani sono spinti da una forza chiamata "motivazione". Grazie ad essa possono decidere cosa fare in un determinato momento, come comportarsi in una determinata situazione. La motivazione è come un "bivio" che ci porta a scegliere due strade. Ci sono due "oggetti-meta" da raggiungere, l'individuo sceglierà sempre la strada più "semplice" e l'oggetto più "raggiungibile". Non pensiamo che sia giusto o sbagliato quel determinato comportamento o quella determinata scelta, perchè al momento siamo motivati a scoprire cosa potrebbe portare quella situazione, anche se pensiamo che sia sbagliata oppure no.
La Schizofrenia è un argomento molto ampio, diciamo che in questo termine si racchiudono numerovoli patologie (come ad esempio la psicosi di cui ho parlato in un post) e descrverla in poche parole è alquanto difficile. Uno schizofrenico comunque non ha mai un rapporto concreto con la realtà. Vive in un mondo a parte e non se ne rende neanche conto.
Ti faccio un esempio:
-Un individuo che ruba.
-Un individuo che uccide.
Entrambi fanno parte dell'"anormale". Ma hanno "gradi" differenti. Infatti per la nostra costituzione questi reati sono puniti diversamente, eppure li consideriamo entrambi errati.
La differenza tra normale e anormale cmq non sta nel fatto che sbagliamo le scelte, perchè ciò che sbagliato per uno può non esserlo per l'altro.
Ciò che caratterizza il patologico, non sono le scelte sbagliate ma altri parametri che si rifanno alla medicina/psichiatrica. Ad esempio uno che si crede Napoleone Bonaparte non si rende conto di star sbagliando, non ha rapporto con la realtà circostante e ignora tutto ciò che gli sta intorno. Un individuo che sbaglia e non è "patologico" comunque ha la consapevolezza di questo errore, e cercherà sempre tramite la "motivazione" di cui parlavo prima di scegliere quella strada che gli darà più soddisfazioni :)

Un bacio
 
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Aliencode
view post Posted on 10/1/2010, 13:34




Dea sei davvero unica....con l'occasione ti ringrazio per i momenti in cui sei stata disponibile ad ascoltarmi e aiutarmi.....
 
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view post Posted on 10/1/2010, 17:08
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Dea rimarrà sempre nei nostri cuori Alien :)
 
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HackerCode
view post Posted on 10/1/2010, 17:12




Nonostante tutto...è stata fondamentale qui,le ho voluto molto bene...ma ormai è andata cosi...
 
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Aliencode
view post Posted on 11/1/2010, 18:20




Eh già...ma dai ora abbiamo trovato una nuovo gestore di questo angolo e sono sicuro che lo gestirà benissimo.....
 
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Topolino 2
view post Posted on 17/6/2012, 01:03




Salve, vorrei porre una domanda a proposito di un episodio accaduto a un mio amico che mi ha impressionato molto. Alcuni mesi fa stava facendo la fila alla cassa del supermercato ed aveva davanti a lui tre sue alunne di prima media, le quali avevano deciso di pagare le loro spese tutte insieme ma avevano grossa difficoltà a far quadrare i conti. Alla fine una di loro si è rivolta al mio amico per chiedergli di aiutarle dato che per l'appunto era loro insegnante di matematica. Il mio amico, approfittando del fatto che la ragazza si era espressa male, ha evaso la domanda e si è limitato a fare la somma. La ragazza non ha obbiettato ma il dibattito con le altre si è fatto più acceso di prima. Uscito dal supermercato, il mio amico, collegando le varie frasi che aveva ascoltato, è riuscito a ricostruire il problema, ma quando ha cercato di risolverlo ha avuto come un blocco e non è riuscito a trovare la risposta. Cercava di sbloccarsi ma gli venivano solo idee strane o errate e i suoi ragionamenti erano confusi. Ci ha pensato lungo tutto il tragitto, ma è solo dopo essere giunto a casa che ha trovato la soluzione. A quel punto le sue idee son tornate chiare e si è reso conto che il problema era semplicissimo (quasi inesistente), sarebbe stato del tutto impossibile per una qualunque persona di esperienza non riuscire a trovare immediatamente la soluzione (in effetti anche a me sembra facilissimo).
L'episodio mi appare molto strano (e lo è anche per lui che ancora non si capacita), non solo per la professione del mio amico, ma soprattutto perchè lo conosco bene e so che è sempre stato bravo in matematica ed è in grado di risolvere enigmi e problemi di logica anche difficili. La stranezza del fatto mi porta a fare ipotesi altrettanto strane: è possibile che la presenza delle sue alunne o il rimorso di non averle aiutate abbia fatto scattare un blocco autoipnotico?

Grazie!

Edited by Topolino 2 - 17/6/2012, 17:31
 
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view post Posted on 17/6/2012, 14:55
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Non è così strano.
Ci sono molti fattori che possono indurre dei blocchi. Lo stress, la stanchezza, la fretta, il nervosismo. Lo stress è la causa maggiore che influenza la nostra memoria. Dimentichiamo facilmente le cose più importanti (ormai sono frequenti i casi di figli lasciati in auto, a casa) figuriamoci semplici come calcoli. Oppure un altro esempio è quando in un discorso dimentichiamo ciò che abbiamo appena o a quale discorso facevamo riferimento. Non ti capita mai? :P
 
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Topolino 2
view post Posted on 17/6/2012, 18:12




Grazie per la fulminea e chiarissima risposta. Grazie anche a nome del mio amico che ci tiene però a precisare che il suo non è stato un blocco nè della memoria nè della capacità di calcolo, ma un blocco della capacità di ragionamento, che si è protratto per almeno un quarto d'ora. Ritengo però a questo punto che, in certi casi, sia possibile anche questo. O sbaglio?
 
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view post Posted on 24/6/2012, 10:26
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Si. E' possibile anche questo.
Naturalmente se è qualcosa che si ripete nel tempo è meglio sentire anche un parere di un esperto :)
 
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10 replies since 2/10/2009, 16:43   280 views
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